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Eco di Vite mai vinte

Esistono dei posti di montagna in cui si respira una spiritualità difficile da descrivere a parole.
Di montagne ne ho visitate molte, fuori e dentro l’Italia, ed il bellunese è intriso di questi luoghi forse proprio per il suo sapore più selvatico ed inesplorato rispetto altrove. Uno di questi posti è Lamon, paesino di montagna famoso per la coltivazione dei fagioli e per una razza di pecore tipica di quei luoghi.

Pochi giorni fa ho percorso uno dei tanti sentieri tra i suoi paesini. In quei posti fuori dal mondo, sparsi un po’ ovunque qui nel bellunese, dove tanti piccoli gruppi di abitazioni sono costruiti lungo montagne scoscese, si tocca con mano la fatica di uomini e donne semplici e pieni di forza senza la cui fatica noi non avremmo mai potuto camminare su strade o sentieri di montagna.
A volte diamo molto per scontato, io stessa per prima.
Il sol guardare la costruzione di un muretto a secco lungo la parete di una montagna o una strada lungo un ripido crinale cosa vuol significare in termini di fatica fisica? E quanto freddo si pativa all’epoca?

Il freddo… vivendo in campagna solo in minima parte so cosa vuol dire “perdere” la sensibilità delle mani per il freddo che ti entra dentro. Ma all’epoca era molto molto più freddo. Le temperature erano gelide.
Non c’erano gli indumenti e le comodità di oggi e le case non avevano la corrente elettrica. Si rientrava da una dura e faticosa giornata e ci si proiettava sull’unica fonte di calore: il fuoco del camino sul quale con molta probabilità stava sobbollendo la polenta nella cosiddetta “caliera” in rame.

La fatica… è sufficiente osservare i volti e gli sguardi degli uomini ritratti nella foto d’epoca che posterò qui sotto. Volti e sguardi che si perdono nel tempo…
Ma ogni singolo volto, ogni singolo sguardo non è mai veramente perduto. Se si sa esaminare con attenzione ogni sguardo è portatore di un messaggio. E qui, in questa foto, si può leggere molto se ci si ferma per qualche attimo ad osservarla. Nei volti e negli sguardi di questi uomini c’è scritta tutta la fatica per il loro duro lavoro ma anche la gioia del condividerla assieme.
Attimi di Vita di una socialità in via d’estinzione dove si era felici con poco, dove si era capaci di fare tutto da sé senza demandare alla Cina di turno.
Quelle mani piene, vissute, irsute e solcate da calli ma allo stesso tempo piene di saggezza artigianale capaci di costruire case come quelle del paesino di Arina (foto), una delle tante frazioni di Lamon incontrate lungo il cammino. Tanti piccoli caseggiati costruiti in pietra intagliata a mano e con i poggioli tipici in legno (“soler”) tra muretti a secco che fermavano la durezza e le asperità dei pendii.

Questa gratitudine interiorizzata lungo il nostro cammino è stata ripagata una volta giunti tra queste abitazioni che sembravano volerci parlare… ci hanno comunicato delle frasi meravigliose, scritte da Anime che hanno sentito e provato la nostra stessa gratitudine per quegli uomini e quelle donne che, anni addietro, hanno creato e reso possibile tutto questo. Anime che hanno provato la stessa nostra sensazione di pace interiore camminando tra quei boschi silenziosi e brulicanti di vita animale allo stesso tempo.
Frasi piene di magia e passione per quei luoghi tanto sperduti quanto pieni di Vita Umana… Vite vissute in silenzio e con grande umiltà.
Un silenzio che echeggerà per sempre tra quei monti.
Vite che lasciano una traccia indelebile in quei luoghi, in quelle pietre sapientemente intagliate e in quei Viandanti che passando di lì sapranno coglierne la loro Essenza infinita nel tempo e nello spazio del fluire incessante delle nostre stesse Vite.

Erica            

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