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Racconto di un cammino, delle sue storie e di un saluto che viene da lontano

Una delle esperienze migliori che si possano fare è affidarsi al caso perché di caso non si tratta mai ed è proprio in quel momento invece che si fanno le scelte migliori.
Quando ci si lascia guidare dall’istinto, da quel qualcosa che sentiamo chiamarci senza neanche accorgercene, siamo portati a vivere e a vedere cose che altrimenti neanche vedremmo perché i nostri canali percettivi sono particolarmente aperti, trasportati da questo fluire.

Ed è così che è andata in questo racconto vissuto pochi giorni fa.
Era esattamente il 22 novembre, giorno del compleanno del mio caro Nonno Alfredo che non ho mai avuto la fortuna di conoscere di persona ma che ho potuto rivivere attraverso i racconti di persone a lui vicine.
In cuor nostro sentivamo che fosse il giorno giusto per intraprendere un cammino.
Nulla ci faceva presagire che proprio lungo questo cammino avremmo fatto degli incontri molto particolari…

Era un giorno con un cielo splendido, di un azzurro così nitido e vivo, un dono del Nonno.
Ormai era quasi il tramonto e l’ombra cominciava ad accarezzare le fronde degli ultimi larici vestiti da un mantello color oro.
Sembrava come se fossimo alla ricerca della Luce che sfuggiva sempre più in alto verso le cime delle montagne e fluiva via veloce come lo scorrere del torrente che ci accompagnava lungo il cammino.

Arrivati ad un faggio di un colore arancione da scaldare il cuore ho notato subito come fosse l’unico faggio del bosco circostante.

Qualche metro di fianco una casetta in legno con il simbolo celtico del Triskell.
Il verso sinistrorso richiama verso la ricerca della nostra interiorità, della nostra introspezione che ci riporta al contatto con ciò che è divino.


E così ho compreso quella particolare e insolita presenza del Faggio (simbolo dei popoli antichi tra cui quello dei celti) proprio vicino al Triskell.
Non è stata una scelta casuale.
O perlomeno per me non lo era.

Proseguendo il nostro cammino alla ricerca dell’ultima Luce del tramonto incontriamo un’opera d’arte scolpita dalla Natura.
Un uomo contorto in tutte le sue membra, dove ogni singolo muscolo è contrito perché schiacciato da un grande macigno, da un immenso peso.
Ma nonostante ciò l’uomo di roccia non cede e con tutte le sue forze spinge in avanti perché vede al di là di quel pesantissimo ostacolo. E sa che deve provarci con tutte le sue forze se vuole evitare di essere schiacciato, se vuole ritornare a vedere la Luce, se vuole ritornare ad essere libero.

Continuando a camminare, accompagnati dallo scorrere dell’acqua, mi soffermo su una foglia, ancora una volta di faggio, posata dolcemente sulla neve ghiacciata dal freddo invernale.
Quel colore così caldo e vitale della foglia su un terreno ghiacciato e dai colori così freddi.


E ho sentito come la Natura mai si calpesta, mai si sovrasta, che le stagioni si prendono per mano e ognuna cede un po’ di suo alla successiva che arriva.

Gli elementi naturali si succedono in un incessante fluire delle stagioni accompagnandosi mano nella mano senza distinzione di alcun genere perché facenti parte del Tutto.

Ormai dopo una dura salita avevamo raggiunto la nostra meta, Malga Roa tra le bellissime montagne dell’agordino, riuscendo anche a raggiungere le ultime luci del tramonto.

Ed è proprio qui che il cuore si ferma per qualche attimo.
Quei momenti in cui l’emozione si fa sentire forte e pulsante dentro di noi perché è proprio attraverso queste esperienze che si comprende che nulla accade per caso e che siamo connessi tra noi verso ciò che è Alto e divino.
Alziamo gli occhi verso il tetto della malga e leggiamo il nome “Alfredo”.
E dalla parte opposta “Dio è Amore”.


Proprio così, il nome del mio caro Nonno a cui avevo dedicato questo cammino.

Siamo rimasti per qualche attimo attoniti e in meditazione verso questa incredibile esperienza, questa unione che ci stava legando a qualcosa che andava oltre di noi, verso quella dimensione divina che solo in alcuni particolari momenti della nostra Vita ci è concesso di esplorare.

Era come se questo emozionante saluto echeggiasse tutto intorno a noi sfiorando le fronde degli alberi e fluendo poi via nello scorrere dell’acqua…

Ritornati in noi ci siamo accorti che l’ultima Luce ci stava sfuggendo via e così abbiamo proseguito salendo ancora più in alto lungo il greto di un torrente in secca.
Abbiamo continuato la nostra salita finché non ho cominciato ad avvertire un piacevole suono.
Il suono dello scorrere dell’acqua.
Un suono così etereo che ci riporta a connetterci con noi stessi e con energie così benefiche quali la pace e la serenità.
È proprio perché abbiamo avuto la possibilità di vivere un momento così forte che, risalendo la montagna, l’acqua fonte di Vita è tornata a riaccompagnarci riemergendo dal sottosuolo.

E così raggiunta l’ultima Luce del tramonto ci siamo concessi una piccola pausa prima del rientro per poter far nostre tutte le emozioni vissute fino a quel momento e per godere della bellezza del tramonto ascoltando il fluire dell’acqua, da cui abbiamo attinto con gratitudine per nutrire il nostro corpo e la nostra anima, ed osservando la magia delle ultime luci che magicamente vestono di rosa le nostre amate Dolomiti e rendono ancora più dorate e calde le fronde dei larici.

In un momento di grande freddo si percepiva solo calore.
Un calore che nasce da dentro di noi quando si entra in connessione con ciò che ci circonda, dove ogni pensiero si annienta e la bellezza diviene protagonista della nostra Vita.
Attimi di felicità.

E’ proprio quando ci apriamo al fluire degli eventi che i nostri sensi e la nostra sensibilità si acuiscono e vedono, sentono e percepiscono qualcosa che altrimenti ci passerebbe di fianco inosservato.
Siamo noi a dare importanza e peso alle nostre azioni.
Tutto dipende da come ci poniamo in ogni istante.
È possibile attingere a quei raggi di sole, a quella Luce solo se ci mettiamo in ascolto.

Come suggeriva il Triskell ed il suo Faggio e l’uomo di roccia contrito ma proiettato verso la libertà e la foglia che dava la mano al suo amico ghiaccio quando ci mettiamo in ascolto tutto diviene possibile e le risposte ci arrivano osservando la vera realtà fuori dal mondo illusorio in cui siamo stati proiettati.

Tutto può finalmente accadere perché a guidarci non è più la mente o ciò che ci viene imposto dall’esterno ma il cuore e la nostra anima.
Tutte le porte possono aprirsi e i nostri Angeli, la Luce, l’Acqua e la Natura tutta vengono in nostro soccorso per sussurrarci che la Via d’uscita è sempre dietro l’angolo, basta riuscire a guardare oltre l’ostacolo, oltre quel macigno che da un momento all’altro può collassare lasciandoci intravede di nuovo la Verità e la Luce.

Erica            

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