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Quanta magia e quanta nostalgia porta con sé l’Epifania

La Befana era per me ed il mio Fratellino il giorno più magico delle feste natalizie.
La Befana era il giorno del dono.
Il dono non arrivava da Babbo Natale, il 25 dicembre.
Il dono arrivava con la Befana.
Che emozione era sederci al tavolino e scrivere la letterina, quella letterina in cui ci si augurava che la Befana trovasse in noi le giuste qualità per portare nella calzetta tanti dolciumi e poco poco carbone, al più quello dolce.
La penna passava di mano in mano ed ognuno di noi scriveva il suo pensiero e la sua semplice richiesta, un’umile richiesta.
Ed il disegno che raffigurava la Befana sulla sua magica scopa che solcava il cielo tra mille e mille caminetti.
La lettera imbustata e sigillata dalla cera fusa.

Perché la richiesta era di un dono.
Un solo dono.
Un semplice dono che ci rendeva felici e grati e che si attendeva da tanto tempo.
Quell’unico dono, magico e speciale, che ci faceva esultare il cuore al sol pensiero.
La trepidante attesa del dono.
L’attesa in sé era già emozione pura.

E poi le calzette appese con cura al caminetto già sognanti piene di mille dolcetti.
Quando tutto era pronto si correva subito a nanna chiudendo gli occhi ricolmi di gioia.
Attimi di felicità perché si credeva in qualcosa di magico, perché quella sarebbe stata la magica notte della Befana.

E così d’un baleno era già mattina.
Di già?
È il 6 gennaio, giorno dell’Epifania!
Giù di corsa dal letto a svegliare chi ancora non era sveglio.

Ed ecco la magia…
La Befana era passata anche dai due bimbi Erica e Daniele.
La Befana portava sempre con sé, nel suo grande saccone, dei messaggi.

Il messaggio della semplicità, della “sbadataggine” e della simpatia.
Tutto il caminetto aperto e tutt’attorno sporco di fuliggine.
Carbone sparso quà e là perché la Befana nella gran fretta di dover consegnare i doni a tanti bambini non faceva ben caso a dove metteva i piedi.
Nonostante la sbadataggine quanto erano belle le calzette piene di golosi dolcetti.

Il messaggio della speranza.
Non mancava mai il dolce carbone perché, ebbene sì, anche noi ogni tanto eravamo monelli ma il carbone era dolce perché la Befana confidava sempre in noi ed in una nostra evoluzione, nella nostra bontà.

Il messaggio dell’umiltà perché la Befana simboleggia la semplicità non la ricchezza.
I pacchi erano sempre incartati con carta di giornale.
Ed era proprio tutta quella fuliggine e quella carta di giornale che rendeva tutto più magico ed emozionante nel nostro cuoricino di bambini.

E poi la tanto attesa lettera anch’essa tutta sporca di fuliggine.
Che emozione era leggere le parole della Befana, lei che aveva attraversato cieli e cieli, percorso tantissimi chilometri con la sua magica scopa per arrivare sino alla nostra casetta e tuffarsi fin giù nel caminetto.

Quella Befana che ci faceva sentire protetti
e che ci riprendeva per i dispetti
e allo stesso tempo ci stimolava ad esser bambini corretti,
semplici e buoni nello Spirito.

Quanta magia, quanta gioia, quanta trepidante attesa, quanti messaggi in tanti piccoli gesti che il cuore di bambino ha captato, sentito, fatto suo e poi compreso passo passo nella crescita.

Si, perché quel cuore di bambino ora è cresciuto.
Ora io ed il mio Fratellino siamo diventati adulti, quella parola che tanto spaventa quando si è piccini.

Ma il messaggio è rimasto.
Il messaggio è diventato parte di noi e della nostra Vita.
Perché i bambini hanno il cuore puro privo di filtri e anche se non sembra assorbono e fanno loro tutto ciò che osservano e sentono come limpido e vero.

Ed essere adulti alla fin fine non è così male se si rimane sempre un po’ aggrappati a quel cuore di bambino.
Si, perché in noi quell’emozione, quello stupore c’è e sempre ci sarà.
Dipende solo da noi se coltivarlo o meno.
Credere in una cosa dipende solo da ciò che il nostro cuore vuole vedere e sentire.
Siamo noi a plasmare la realtà.

Dopo tanti e tanti anni non mi vergogno di dire che quel cuore di bambina è ancora dentro di me e che una parte di me crede ancora alla Befana

…Ed è proprio perché ancora crediamo che ogni mattina del 6 gennaio la nostra cara Befana, per mostrare la sua gratitudine nel nostro pezzetto di fanciulli che crede ancora in lei, ci lascia le nostre amate calzette, vecchie e logore di tanti e tanti anni ma sempre vive e colorate come allora accompagnate da quella magica letterina che non smetterà mai di emozionarci e di farci credere nei sogni.

Erica            

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